Ci sono nachlass e nachlass. Ci sono, infatti, nachlass e nachlass: cose lasciate a dopo, e cose lasciate per dopo.
I lasciti di Marx e Keynes appartengono al primo tipo. Masse incredibili di manoscritti, ragionamenti, pezzi di carta. Lettere, appunti, tutto lasciato indietro semmai eventualmente a un dopo. Cose incompiute, eventualmente da tirarci fuori qualcosa, come Marx disse a Engels per i suoi manoscritti. Lo stesso vale per Keynes, nel cui lascito si vede la mobilità dei ragionamenti che seguivano il muoversi delle situazioni, producevano rapporti, lettere, testi e poi via per altri problemi,
In questo tipo di lasciti si possono trovare vere e proprie perle, non visibili nei testi completi, riflessioni accennate e poi abbandonate. Nei manoscritti economici inediti di Marx si può vedere l’emersione del piano finale del Capitale rispetto alle prime elaborazioni; in quelli di Keynes intorno al Trattato sulla moneta è leggibile tutto il percorso tormentato che preluderà alla ripartenza della sua riflessione, e che lo porterà alla Teoria Generale.
Del secondo tipo sono i lasciti di Sraffa e Heidegger. Si dice di Sraffa che abbia accuratamente distrutto tutti i frammenti, le annotazioni che non quadravano con l’immagine che voleva dare della sua riflessione. Heidegger curò con molta attenzione tutti gli inediti. Ambedue hanno lasciato inediti al preciso scopo di completare la loro opera, senza lasciare nulla al caso, secondo le loro linee di pensiero. In un certo senso, secondo la loro stessa auto-interpretazione.
Adesso sono usciti i Quaderni Neri, intorno a cui è stata sollevata una agitazione indecorosa, per le presunte prove inedite del suo ‘nazismo’. Ma, oltre a queste ‘prove’, i Quaderni sono una miniera di osservazioni accuratissime di Heidegger, che mostrano riflessioni molto intime del filosofo su temi che appartengono a pieno titolo al periodo della Svolta, della Kehre dopo il naufragio di Essere e Tempo. Si tratta di pensieri estremi, che indicano l’oltre, sul cui percorso Heidegger si era mosso per indicare, suggerire, alludere, mostrare quel ‘secondo inizio’ del pensiero occidentale che era già sottotraccia il movimento profondo nella sua opera maggiore. La massa di riflessioni, e la loro ampiezza tematica ha suggerito una linea interpretativa che sostiene che questi inediti siano la vera chiave di lettura della Svolta.
Si tratta, a mio parere, di un abbaglio.
Solo muovendosi sul percorso della Svolta si può pensare di incamminarsi, grazie ai pensieri estremi verso quell’oltre cui Heidegger cerca di condurci. È l’appropriazione della Svolta che può aiutare a capire – come impropriamente si può dire – i pensieri estremi; non il contrario. Ma ricordando che i pensieri estremi se pure indicano, sono anche appesantiti da quel non-pensato, come l’ombra del corpo che non si può saltare, cui nessun filosofo può sottrarsi, e che attende colui che, pensandolo, potrà capirlo meglio di quanto lui si sia compreso.
Ma, a sua volta, ci si può incamminare sul percorso della Svolta solo se si è riusciti a pensare il ‘naufragio’ di Essere e Tempo. Perché Essere e Tempo è già in cammino verso il ‘nuovo inizio’. Ma ancora sottotraccia, attraverso il linguaggio della metafisica, che lui cerca di forzare. Ma lui stesso cominciò a riconoscere nell’incontro con Jaspers che quel tentativo era destinato al fallimento senza il proprio linguaggio, che peraltro significa senza il proprio pensiero.
Ma pensare il naufragio è già incamminarsi sulla Svolta, in direzione dell’oltre. Il resto è solo, talvolta stimolante, più spesso inutile, esegesi.